Nel novembre 2014 è nato il progetto della Termini TV, una realtà dinamica, il cui dinamismo è legato anche al luogo che racconta. L’idea è ancora valida ed è legata alla volontà di creare una televisione che racconti le storie legate al passaggio nella stazione.
Urbanpost propone l’intervista al direttore della televisione che parla della nascita di questo progetto, ma anche delle storie che sono state raccontate e naturalmente del posto, la stazione, crocevia di cuore e testa. Francesco Conte, direttore della Tv di Termini spiega:
Termini è il luogo di passaggio per eccellenza. Non mi interessava puntare la lente sugli aspetti negativi. Insomma la stazione non è quel posto che immaginiamo, costituito solo da delinquenza e criminalità. La stazione è esattamente come tutti gli altri luoghi, fatto di storie positive o meno. Non è Manila, non esistono fantasmi, non c’è tratta degli schiavi. In questi luoghi barboni e viaggiatori sono messi sullo stesso piano. Fin da quando ero bambino questo luogo è stato per me affascinante, misterioso. Ero a Londra e mi sono messo a correre verso i treni, verso questo posto immaginifico. Siamo tutti migranti. Perfino casa mia è una stazione.
Si torna sul tema dei migranti ma non è degli stessi migranti di Rosi che si parla. Qui, di base, c’è un luogo che sempre Conte spiega così:
Da quando abbiamo iniziato i programmi la stessa idea di Termini è cambiata. C’è vita, ci sono le storie, c’è il movimento. Non ci aspettavamo un lavoro così usurante. Una storia fatta di incomprensione. La stessa idea che il nome Termini venga associato a terminal invece che al suo reale significato, quello di terme, ti racconta del rapporto tra insieme e sottoinsieme. Un luogo non luogo perché abitato di giorno e deserto di notte. Per alcuni significato di partenza per altri di arrivo. Perché all’interno della sua stessa struttura vive l’idea del non essere comune o scontato.