Tutti i media, in questi giorni, si sono giustamente concentrati su quanto accaduto a Parigi il 13 novembre 2015.
Dopo gli attentati di venerdì sera, c’è stata una fortissima mobilitazione della rete per esprimere solidarietà, sostegno alla Francia e chiedere pace contro il terrorismo.
Questo è quello che abbiamo scoperto su www.reputazioneonline.com:
Ad oggi 12.856.940 persone da tutto il mondo hanno twittato 23.310.131 volte da venerdì sera. Sono stati creati più di 80mila hashtag per commentare e seguire le notizie sull’attentato, e soprattutto per condividere informazioni utili.
Top 30 Hashtag:
#PrayForParis
6.777.573
#paris
3.284.051
#parisattacks
2.921.832
#fusillade
982.194
#PrayForJapan
895.674
#PorteOuverte
588.985
#rechercheParis
584.502
#bataclan
579.595
#TodosSomosParis
541.427
#prayforLebanon
494.522
#isis
367.844
#PrayForWorld
332.122
#PrayersForParis
323.832
#france
322.886
#jesuisparis
232.048
#Parigi
229.606
#prayfortheworld
224.335
#PrayForMexico
218.625
#PrayForBaghdad
216.318
#PrayForPeace
215.902
#PrayForBeirut
201.568
#Syria
190.827
#AFP
126.903
#NousSommesUnis
125.187
#RIP
121.045
#prayforfrance
84.513
#AttentatsParis
75.527
#NotAfraid
65.245
#rechercheBataclan
54.506
#muslims
52.509
Come è evidente dalla classifica delle parole più utilizzate, in cui compaiono hashtag come #PrayForJapan , #prayfortheworld, #PrayForMexico, #PrayForBaghdad, #PrayForPeace, #PrayForBeirut, quanto accaduto a Parigi ha indotto a fare una riflessione sul terrorismo in generale e sulla necessità di lavorare per la pace in tutti i focolai di guerra.
#prayforparis #prayforjapan #prayforbeirut #prayforbaghdad #prayformexico #prayforlebenon #prayforworld pic.twitter.com/nbM0elbeQS
— Mathilde Lempert (@MathildeLempert) November 16, 2015
Andrea Barchiesi, CEO di Reputation Manager ha ricordato che “I contenuti presenti e condivisi sui social sono delle tracce importanti che possono essere uno strumento di monitoraggio preventivo di tutti i campanelli d’allarme e che, se opportunamente rilevati e monitorati attraverso un sistema complesso di analisi, possono contribuire alla rilevazione preventiva del rischio. Non è la prima volta che gli attentatori utilizzano i social come mezzo principale per rivendicare gli attacchi, da account già precedentemente attivi e che quindi andrebbero tempestivamente monitorati. Nel caso di Parigi, ha proseguito Barchiesi, i social media sono stai anche un supporto concreto nella ricerca dei dispersi e nella dolorosa identificazione delle vittime. Facebook e Twitter hanno infatti facilitato, ad esempio, la diffusione di notizie sulle condizioni delle persone presenti in città, così come si sono rivelati utili nell’identificazione delle vittime dell’attacco”.