Anna Maria Barbera ha interpretato per anni Sconsolata, personaggio lanciato a Zelig molti anni fa, era piaciuto tantissimo, l’ha portata al successo e, proprio grazie a questa donna siciliana che ispirava molta simpatia, non esattamente filiforme, senza mai rinunciare alla coscia scoperta e ad abiti attillatissimi con pretese di sensualità, si è fatta conoscere sul piccolo schermo per quel suo modo di parlare e di prendersi in giro. A dire la verità, Anna Maria Barbera ha poi dato vita ad altri personaggi ma non è più riuscita a ripetere la stessa notorietà.
Diventata un’attrice molto richiesta, Anna Maria Barbera ha deciso di mandare in pensione Sconsolata, la vedremo fra pochi giorni sul grande schermo nel film di Massimo Boldi “Matrimonio a Parigi”, ancora una volta in un ruolo comico, ma a lei piacerebbe cambiare registro e buttarsi sui ruoli impegnativi.
Dalle pagine del settimanale “Vanity Fair” Anna Maria Barbera racconta di aver scritto una canzone e le piacerebbe portarla al Festival di Sanremo in veste di cantante, e lancia un appello al direttore artistico Gianmarco Mazzi. Le piacerebbe duettare con un artista di cui non vuole però svelare il nome.
Non vuole tornare a Zelig, spiega Anna Maria Barbera, manca da quattro anni e non ha la minima intenzione di tornare, si lamenta di essere chiamata solo per impersonare Sconsolata, ha sempre rifiutato, proprio per la voglia di rinnovarsi: “Ho anche rifiutato tante offerte di intrattenimento vacuo, tipo Isola dei famosi, mi avrebbero dato un sacco di soldi, ma a me fare la cavia non interessa”.
Ha modo anche di raccontare del suo pentimento per aver partecipato all’edizione del 2003 di Striscia la notizia, così spiega Anna Maria Barbera: “Antonio Ricci e il suo staff furono generosi e accoglienti, sbagliai io ad accettare, avevo sognato che sarebbe stato un disastro…. così è stato”.
Nel futuro di Anna Maria Barbera, dunque, ancora cinema, possibilmente in ruoli drammatici, tanto teatro e, perchè no, il palco del Teatro Ariston nella categoria big, naturalmente, è chissà che non raccolgano l’appello.